Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/44

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40 telegrafi dello stato


fantastico, egli faceva terrore. Di giorno lo chiamavano il papa, per l’infallibilità; lo chiamavano mammone, che è lo spauracchio dei bimbi napoletani: ma di sera non lo chiamavano che il direttore, e queste quattro sillabe, soffiate più che dette, facevano agghiacciare il sangue. Ma giungevano sino a desiderare la sua presenza: almeno per guadagnare mezz’ora!

— Vedrai che questa sera il direttore non viene e noi schiatteremo qui, sino alle nove, — disse Caterina Borrelli ad Annina Pescara.

— Dove sarà, che non viene?

— Festeggierà il Natale, pranzando con la vicedirettrice.

— Borrelli, sei maligna.

— Che maligna? Si sposano: non lo sai? —

Annina Pescara confidò subito la notizia a Ida Torelli, la dicerìa circolò a voce sommessa. La discussione era: la vice-direttrice può conservare il suo posto, maritandosi? Le ausiliarie, secondo il regolamento, non potevano; ma il regolamento si estendeva alla direttrice e alla vice-direttrice? Chi opinava di sì, chi negava.

— Vedrete, vedrete che si marita e resta qui; — sostenne Olimpia Faraone. — Ci divertiremo assai, fra il marito e la moglie.

— Ma che? La vice-direttrice è un po’ nervosa, ma non è cattiva, lo sapete; — disse Peppina Sanna.

— È buona, è buona, — soggiunse Caterina Borrelli; — bisogna conoscerla bene, per apprezzarla; io sono stata nel suo turno e lo so.

— Ma non rimarrà qui, dopo il matrimonio, —