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116 La Conquista di Roma


«Chi ci crede a queste frottole?» riprese l’onorevole Giustini, dando in una energica stretta di spalle. «Bisogna avere vent’anni o sessanta, l’età in cui si è scempiati.»

«Non dica male della gioventù, onorevole,» rispose Sangiorgio, abbozzando un debole sorriso.

«Già, già, gioventù, amore, morte, le tre cose che ha cantate Leopardi: veramente ne ha cantate due, ma l’altra ci sta dentro. Tutti Leopardiani i meridionali, nevvero? Eppure, che famoso seccatore quel Leopardi! Era gobbo, ne ha profittato per far versi o per annoiare la gente. Anch’io son mezzo gobbo, ma non fo versi, perdio! E non secco neppure i miei colleghi della Camera, parlando.»

«Infatti non ha mai parlato, dall’apertura della sessione.»

«E sì che i colleghi miei non hanno la cortesia di contraccambiarmi. Che riunione di chiacchieroni incorreggibili, quante parole inutili, quanto fiato sprecato!»

Respirò lungamente; aveva lo sguardo smorto che filtrava attraverso le palpebre socchiuse. Sangiorgio lo ascoltava e lo guardava, lasciandolo discorrere e non parlando, continuando nel silen-