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94 la mano tagliata.


— Ebbene, tu porti via la mano e hai ragione. Tu l’ami, — e sorrise — soprattutto ami l’ignoto. Ma qualche cosa, presso me, resta.

— Che cosa? — dimandò, meravigliato, Roberto.

— Resta il liquido composto di sangue e di un principio conservatore, finora a me ignoto. Ma, te l’ho detto, scoprirò quel principio. La chimica è una scienza alta e grande, mio caro.

— Ebbene?

— Ebbene, quando avrò saputo questo, io troverò la persona che ha preparato quel braccio. Non ti dissi che avevo udito parlare di una scoperta meravigliosa, per la conservazione del corpo umano morto?

— Ma non ricordavate il nome dell’inventore!

— Lo ritroverò, questo nome. Farò delle ricerche. Sono sicuro che quest’uomo è quell’uomo. Io te lo troverò, — soggiunse Amati, con un lampo negli occhi.

— Io troverò quella donna, — conchiuse trionfalmente Roberto Alimena.

In quel momento, l’organino suonava la marcia funebre della Jone.

IV.

il corso dei fiori.

Quell’anno, il carnevale ferveva, a Roma. Era l’ultimo tempo in cui il denaro ancora fluiva, per le vene e per le arterie della capitale, mentre il crac edilizio e quello delle banche era imminente. Vi erano balli aristocratici e balli popolari: feste al Quirinale, nel mondo diplomatico e veglioni in tutti i teatri. In tutte le trattorie, grandi e piccole, alle due di notte si cenava: e il vino di Asti