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la mano tagliata. | 93 |
potrebbe restare qui. Con qualche scusa, con un pretesto qualunque, vi sarebbe qualcuno che arriverebbe a introdursi in casa, e la mano sparirebbe. Non voglio nè arrischiare la vostra pace, nè perdere il prezioso oggetto.
— In albergo si corrono mille pericoli, — disse Amati.
— Partirò.
— Quanto più presto puoi, segretamente.
— D’improvviso. Lascerò il resto del mio bagaglio. Capisco che mi spiano, ma eluderò la loro sorveglianza.
— Non partire con la scatola!
— La manderò prima, in un baule, in un giorno, e in un’ora qualunque che l’omnibus dell’albergo andrà alla stazione. Per quanto sorveglino, non arriveranno a questo.
— Non andare direttamente a Milano!
— No. Mi fermerò a Firenze e a Bologna. Capiterò a Milano come per caso.
— Anche lì, dovrai avere una prudenza assoluta.
— Certo. Non dirò neppure ai miei servi che nel baule vi è un oggetto importante. Lo chiuderò in una stanza, e porterò via la chiave. Così, egli non saprà nulla: crederà che il mio bagaglio, a Roma, contenga ancora la mano tagliata. E allora, quando sarò arrivato a ingannare quell’uomo.... allora, mi metterò alla ricerca di quella donna.
— Io ti aiuterò! — disse Silvio Amati, che aveva finito per riscaldarsi anche lui.
— E in che modo?
— Ho un mezzo.
— Un mezzo buono?
— Buono, ma lungo.
— Ditemelo.
— Vuoi saperlo?
— Sì, sarà una speranza, una fiducia, per me.