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102 | la mano tagliata. |
cui il cavallo ha preso la mano al cocchiere, dovevo perire; per la mia disinvoltura, ne sono escito con una frattura al ginocchio.
— Lo attribuite alla misteriosa persecuzione?
— Già.
— Il padre, i parenti?
— No, non solo; ma ci deve essere qualcuno, qualcuno potente e oscuro che, da quando io ho amato Rachele, ha giurato la mia morte.
— E lo dite così tranquillamente?
— E che fare, mio caro? Per ora, sono più forte di lui: non mi ha ucciso, e Rachele mi ama sempre più.
— Ma state in guardia?
— Sto in guardia, — disse quietamente Ranieri Lambertini.
E come se il destino avesse voluto dar subito la sua conferma alle sue parole, a un tratto, un grande panico assalse la folla, in quell’estremo punto del Corso, dove erano giunti chiacchierando. Una detonazione, non fortissima, e un fuggi fuggi, un gridare, un arrovesciarsi sulle ruote delle carrozze, un vociare. Un colpo di rivoltella era stato tirato sulla folla, dalla folla: e la palla era passata molto vicino a Ranieri Lambertini, ferendo al petto un cavallo di botte. Spinti dalla folla, un po’ pallidi, guardandosi in volto, i due amici erano giunti a piazza Venezia, mentre invano avevano tentato un movimento indietro, per cercare l’autore del colpo di rivoltella. E nel vocìo, chi diceva che il colpo era stato tirato da un balcone dell’Albergo Campidoglio, chi da una carrozza dove erano quattro donne, chi da un viandante che era sparito. I due amici, taciturni, preoccupati, erano risaliti fino al palazzo Torlonia e si erano fermati sotto il portone. Il corso dei fiori era ricominciato.
— Che vi ho detto? — disse Ranieri Lamberti-