Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/131

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la mano tagliata. 125


— Siete la sola persona che osi ingiuriarmi così, — disse il Maestro, dardeggiando una delle sue occhiate verdi alla bellissima ebrea.

Costei ebbe l’aria di non accorgersene. Stava, in piedi, con la testa alta, sfidando il piccolo gnomo dalla faccia scialba di mostro.

Costui serrava convulsamente i bracciali della seggiola quasi imprimendo le unghie nella pelle nera.

— Io vado via: buona notte, Marcus Henner, — ella disse, dopo una pausa.

— Rachele, ho da parlarvi, Rachele, — costui replicò subito, con voce imperiosa.

— Voi me lo dite come un ordine? — e la bella voce fremeva di collera, le mani si dilatavano nella ribellione.

— No, — rispose il Maestro, pianamente. — Ve ne prego: voglio pregarvi. Restate. Debbo dirvi delle cose gravissime.

— Per voi, sì: per me, no.

— Anche per voi, Rachele. Sapete che vi amo.

— Lo dite.

— È così. Perchè non ci credete?

— Perchè non siete capace d’amare. Siete un uomo senza cuore.

— Chi vi dà il diritto di creder questo? Perchè giudicate così male un uomo che non conoscete e che vi adora? Perchè siete ingiusta? Io vi adoro.

— Marcus Henner, non avete altro a dirmi? — domandò novellamente la fierissima giovinetta che fremeva a ogni parola di amore uscita da quelle labbra.

— Sì, io vi adoro e voglio che siate mia, — egli dichiarò, con un lampo di passione, di desiderio, di orgoglio negli occhi.

— Questo, mai, — disse ella, duramente.

— Così deve essere.

— Così non sarà.