Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/155

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la mano tagliata. 149

viso, taciturno; e questi due uomini passarono innanzi alle due donne, senza guardarle, quasi senza accorgersene, come se esse non esistessero. Un momento, il gentiluomo e il portinaio restarono fermi sotto il portone, mentre il portinaio fischiava per far venire una botte da piazza Barberini. E si guardarono, dopo, con occhi così dolorosi, il padrone e il servo, che Rachele, la quale li fissava intensamente, disse a Rosa:

— È accaduta una disgrazia a Ranieri. —

E fece per alzarsi. Ma Rosa la trattenne, con una mano sul braccio:

— Signorina, non vi muovete! —

Il gentiluomo, adesso, era salito in carrozza e dato un indirizzo al cocchiere, era sparito. Un minuto, il portinaio si era trattenuto sulla soglia a vedere la carrozza che andava via: poi, era tornato lentamente indietro.

— Donne mie, potete andarvene, — disse, con voce dolentissima.

— Perchè? — domandò Rosa, già in piedi, mentre Rachele, soffocando, non poteva aprir bocca.

— Perchè il conte Ranieri non torna per ora!

— Non torna? è partito?

— Che partito, poveretto! così fosse! una brutta disgrazia, una orribile disgrazia.

— Oh! Dio! — disse Rosa.

Pallida e fredda come un cadavere, Rachele Cabib non aveva vita che negli occhi, i quali guardavano terribilmente innanzi a sè.

— Lo hanno aggredito.... assassini.... una pugnalata in un fianco.

— Morto? — disse pianissimo Rosa.

— Quasi.... — Dove è, dove è? — gridò ad un tratto Rachele, con voce altissima.

— Per amor di Dio, signorina.... — Dove sta, portiere, ditemelo, che io lo vada