Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/167

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la mano tagliata. 161


— Non voglio che muoia, — disse Henner, con voce lenta.

— Sapete che ha tentato di morire.

— Lo so. Che ha fatto, stamane?

— Ha pregato, molto.

— Inevitabile! E poi?

— Ha scritto.

— Sempre quel suo giornale?

— Sì: sono delle lettere, come sapete.

— Dirette alla stessa persona?

— Alla stessa.

— È terribile! — esclamò Marcus Henner.

— Che cosa ella fa di queste lettere? — disse Marcus Henner, appoggiando la fronte alla mano e come interrogando sè stesso.

Lewis fece un cenno largo, con le braccia.

— È possibile che non si ritrovino? — soggiunse il dottore gobbo, sempre come se parlasse a sè stesso.

— Vostra Eccellenza, se volesse....

— Io? Io?

— Vostra Eccellenza può tutto, — disse, con tono umile, il maggiordomo, che era, allora, in funzioni di confidente.

Il gobbo crollò il capo, senza rispondere. Poi, riprese:

— Queste lettere si dovrebbero ritrovare.... —

Lewis tacque.

— Sei certo, Lewis, che ella non le imposti?

— Come lo potrebbe? O voi, o io, o Giustina, le stiamo sempre vicini.

— Abbia corrotto qualcuno?

— Indagherò, ma non lo credo. Tutti qui sono legati a voi.

— Ma non mi amano!

— Vi temono e vi rispettano.

— Ma non m’ama nessuno! — replicò, con amarezza, Marcus Henner.