Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/219

Da Wikisource.

la mano tagliata. 213


— Speriamo di no, — disse la badessa, a voce bassa.

— Sì, me ne parlerà e io mi sentirò schiantare il cuore, mia madre, questo povero cuore ferito e trambasciato! Oh! non fatemi andare giù, mia madre, lasciate che io resti sempre sola, che io possa dimenticare! —

E cadde inginocchioni innanzi alla madre superiora, tenendole le braccia.

— Alzatevi, — disse costei. — Manderemo via Rosa. —

E uscita sulla porta della sua celletta, chiamò una conversa. Dopo pochi minuti, la portinaia riapparve.

— Direte a quella buona donna che la novizia suora Grazia non può discendere. —

La portinaia crollò il capo.

— Reverenda madre, essa non vorrà andar via.

— E perchè?

— Perchè si è seduta, perchè ha detto che aspetterà anche due ore, anche un giorno, ma che non vuole andare.

— Ebbene, la convincerete ad andarsene.

— Dirò che Vostra Reverenza non vuole.

— Non già. È proprio la novizia, che non vuole scendere.

— Sono io, — disse suora Grazia, con voce ferma. — Non posso scendere, non voglio scendere.

— Andate, Maria Crocifissa. —

Costei uscì, lentamente.

La superiora guardò la novizia, con un pallido sorriso.

— Avete fatto bene, mia figlia. Dio vi assista!

— Beneditemi, mia madre. È l’ultima rinunzia, questa. —

E curvò la bianca fronte, su cui la madre superiora posò la mano scarna e un po’ debole.

Una luce vivida apparve negli occhi della vecchia mo-