Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/281

Da Wikisource.

la mano tagliata. 275

cinque minuti, — disse Roberto accennando al fiume.

— Evidentemente, — mormorò l’agente — ma non ci faremo uccidere che all’ultima estremità. —

Ciò dicendo, mise la mano al lucchetto della porta ed entrò dentro, seguìto immediatamente da Roberto Alimena. L’osteria della Bella Editta era formata da un lungo e basso stanzone, a vòlta, ad archi successivi, massicci, che parea si abbassassero sui frequentatori, come gli archi di una cripta. A dritta e a manca, vi erano delle tavole coperte d’incerato nero e delle panche di legno, a spalliera, per gli avventori. Il banco era nel fondo, sotto un paio di lumi più vivi; e di arco in arco i lumi fiochi s’inseguivano appena diradando il velo di fumo, la nebbia umida e calda che regnava in quell’ambiente. La taverna aveva l’aspetto di un sotterraneo e il fumo delle pipe, gli aliti e non so quale bruma venuta dal fiume, ne rendevano più strano e più pauroso l’aspetto. Qua e là dei brutti ceffi erano seduti innanzi a un bicchierone di bevanda, birra, liquore, o miscela bizzarra di tutti i colori; e si udiva sacramentare, ogni tanto, in inglese, con voce gutturale. In fondo, al banco, vi era un uomo calvo, dalla faccia affilata di faina e da un ventre enorme: un malato d’idropisia, come se l’acqua e la nebbia del fiume gli avessero gonfiata la pancia. Nessuna traccia della Bella Editta; un cameriere, magro, pallido, coi capelli rossi, portava le bibite agli avventori, sfilando in silenzio lungo quel budello nero che era l’osteria.

L’entrata dei due nuovi avventori fece voltare il capo a quattro o cinque di quelle brutte facce, con una curiosità ebete; alcuni guardarono a lungo, obliquamente, come se analizzassero lo stato dei due. Ma Dick Leslie non si turbò e ordinò subito due wiskey fortemente drogati e caldi, al garzone.