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la mano tagliata. | 281 |
— Un romanzo! — esclamò Roberto, con gli occhi in quelli di John.
— Una storia così lunga, così triste, così tetra! — mormorò il servo, che aveva, adesso, una vera emozione nella voce.
— Narratela!
— Non posso, — disse John, a capo chino.
— Perchè non potete? — incalzò il conte Alimena.
— Perchè tradisco il mio padrone.
— Non è egli il tormento della vostra padrona?
— Sì, è vero.
— Non è lui che la tiene carcerata?
— Sì, sì.
— Non è lui che cerca di vincere la volontà, con mezzi strani? Non è lui che la rende così infelice?
— Sì, sì, sì.
— Non amate voi, signor John, più la vostra padrona che il vostro padrone?
— Oh, io venero quella misera creatura!
— E odiate lui, è vero?
— Non l’odio.
— Lo temete?
— Un poco.
— Perchè lo temete? Che può farvi?
— Egli è capace di tutto, — mormorò John, con voce trepida.
— Non saprà mai nulla.
— Egli sa tutto.
— Noi vinceremo questo infame, egli morrà, — disse Roberto Alimena, con rabbia che non poteva più reprimere.
— Marcus Henner non morirà mai, — disse John con voce misteriosa.
— Oh!
— Egli possiede l’elixir di lunga vita.
— È un impostore, oltre che un farabutto.