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la mano tagliata. | 295 |
due mezzi di trasporto; ma Vostra Grazia deve promettermi di non escire dall’albergo, di non fare un passo, di non tentare nulla, senza mio consiglio, senza mio intervento.
— Temete di me?
— Temo che voi, signore, conoscendo l’indirizzo di Marcus Henner, in Broadway, non andiate a passeggiare sotto le finestre della vostra bella.
— Non lo farò, — disse Roberto Alimena, arrossendo, poichè ci aveva già pensato.
— Io voglio che me lo promettiate.
— Lo prometto.
— Gl’innamorati sono della mala gente, — disse con un sorriso Dick Leslie.
— Ma che farò io, qui, tutto il giorno? Morirò di noia e d’impazienza!
— Io verrò a vedervi o vi scriverò, senz’altro.
— Pensate che io starò sulle spine, Dick!
— Scrivete alla signora Maria!
— Sì, le scriverò un volume. Scriverò anche in Italia, ma la giornata sarà lunga.
— Avrete da fare. Preparate i vostri bagagli; non molti, però. Procuratevi un piccolo corredo per donna, giacchè la povera carcerata scapperà via come si trova.
— Potrò fare questo senza uscire?
— Si sa! Manderete a chiamare i fornitori in casa; verranno. Vi divertirete.
— E poi?
— Poi, ritirerete il vostro denaro dal banchiere, la lettera dall’albergatore, dicendo che partite da un momento all’altro per Parigi.
— Benissimo. E poi?
— Aspetterete. Voi siete l’uomo che aspetta. E ora, buona notte. Io sono stanco e voi pure.
— Sentite, Dick, — disse Roberto, dopo un minuto di esitazione.
— Che vi è?