Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/321

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la mano tagliata. 315


— Oh Dio! — disse lui, pianissimo, con un gemito straziante. — E tu non le parlavi di me?

— Mai, ella me lo aveva proibito. Non voleva udire neanche il vostro nome.

— Oh, Dio! — gemette il povero convalescente, ancora una volta, e si nascose il volto fra le mani, come per celare le sue lacrime.

Un silenzio doloroso regnò in quella stanza.

— Io, spesso, ritornavo a parlare di voi, — soggiunse Rosa, rialzando la testa. — Ma ella mi guardava coi suoi begli occhi che avevano tanto pianto, per voi, e m’imponeva silenzio, senza parlare.

— Ella aveva ragione, — mormorò il conte, come se parlasse fra sè.

— Oh, signore.... sentite.... non potete immaginare che notte fosse quella.... quando fuggimmo via di casa nostra....

— Oh, Rosa, che notte.... la più atroce notte della mia vita!

— E da voi.... aspettammo tanto tempo.... tanto tempo.... e infine arrivò la notizia infame.... la notizia tremenda.... voi ferito mortalmente, all’agonia.... ricoverato nella casa della vostra amante.... di colei per cui vi avevano ferito....

— Oh, che infamia, che infamia!

— Una infamia: e la povera fanciulla, fuggita di casa, senza ricovero, che non poteva neppure venirvi a trovare dove eravate!

— Oh, Rachele, Rachele mia! — gridò lui, torcendosi le braccia dalla disperazione.

Tacquero.

Egli si rialzò, guardando in viso Rosa con certi occhi fieri e truci.

— Dove andaste, dopo?

— Dal vicario.

— Fu lui che vi prese sotto la sua protezione?

— Sì.