Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
316 | la mano tagliata. |
— Rachele non fece nulla per sapere mie notizie?
— Nulla. Credette di vedere la mano della Provvidenza in tal fatto, e si rassegnò a rinunziare a tutto.
— Da quanto tempo, tu dici, è qui?
— Da sette od otto mesi.
— In clausura?
— Clausura perfetta: sepolte vive.
— Ma ella non ha pronunziato i voti, è vero, è vero? —
La domanda era così incalzante, così tragica che Rosa si sgomentò:
— Non so.... — disse. — Non so.
— Non sai? Non sai?
— Se vi dico che non mi ha più ricevuto!
— Ma una monaca non pronunzia i voti, subito: vi è un anno di noviziato, io credo!
— Vi è.... vi è.... ma....
— Ma che? Che?
— L’ultima volta che la vidi.... — e Rosa piangeva di nuovo.
— Ebbene? Parla: non farmi morire!
— Mi disse che aveva fatta domanda per abbreviare il suo noviziato.
— Cioè?
— A sei mesi.
— È possibile? È possibile? Ma questo è un suicidio? E glielo avranno concesso?
— Non lo so.
— Non hai tentato di andare, nuovamente?
— Sì.
— Ebbene?
— Non sono entrata.
— E non hai chiesto della monacazione?
— Sì: non mi hanno risposto.
— Oh Dio! — ripetè lui, per la terza volta.
Ma questa volta era un grido di collera contro