Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/391

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la mano tagliata. 385

brillante gentiluomo, che si chiamava il conte Roberto Alimena, l’uomo caro alle donne, a’ giuochi, agli svaghi, l’uomo scettico, incapace di sentire amore o dolore, non è che un pallido fantasma, vagante in una stanza ancora impregnata d’un profumo di donna, vagante intorno a una tomba giacente, pallido fantasma che niuna lusinga della vita potrà mai più consolare. La notte in cui io schiusi davanti ai miei occhi stupefatti il piccolo forziere, ove era chiusa la mano tagliata, sentii il misterioso avvertimento del destino, e compresi confusamente che la mia sorte era scritta. Ora, tutto è finito! Non ho più nulla da fare nel mondo, non potendo neanche uccidere Marcus Henner, e non posso uccidermi, perchè in una sera d’amore così promisi a lei.

«E ora, carissimo Ranieri, vi mando un tenero addio. Perchè non scrivo io, un arrivederci, e preferisco mandarvi la parola ultima, l’estrema parola di distacco? Perchè, ve l’ho detto, non so quello che accadrà di me: non so se vivrò o se morrò; domani, non so se perirò qui o in qualche lontanissimo paese del mondo. Addio! Possa il Signore benedire voi e la vostra Rachele che era la figliuola della mia Maria!

«Roberto Alimena

I più strani sentimenti avevano agitato il cuore di Ranieri Lambertini, durante la lettura della lettera; ma sovrastava a tutto lo stupore. Quello che aveva letto era così bizzarro e così folle, tanto inaspettato e tanto sorprendente, che egli aveva più volte interrotto la lettura, per interrogare con lo sguardo Dick Leslie, che aveva sempre risposto sì, col capo, a quella muta dimanda. Confuso e meravigliato, dopo aver finito, Ranieri chiese a Dick:

— Voi venite direttamente dall’isola di Wight?

— Sì, conte.