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la mano tagliata. | 431 |
La lettura di quel lungo manoscritto era durata abbastanza, e Ranieri Lambertini compiendola aveva il volto tramutato come colui che abbia già risoluto il problema della sua vita. Levò gli occhi in faccia a Dick Leslie, e gli disse con voce fioca:
— E poi? Si è egli veramente ucciso?
— Sì, o signore. Come lo ha detto, si è ucciso.
— Si è svenato?
— Lo hanno trovato solo, chiuso nella sua casa di Broadway, da cui aveva licenziato fin l’ultimo servo; egli giaceva in un lago di sangue. Questo suicidio non fece chiasso che per un giorno a Londra. Troppa gente vi si uccide o vi è uccisa, perchè il pubblico se ne preoccupi troppo.
— Marcus Henner è dunque morto? — esclamò Ranieri, come se parlasse a sè stesso.
— Sì, e con lui è sparita ogni traccia della sua vita. Egli ha bruciato, prima di morire, tutta la sua corrispondenza, molti manoscritti, molti registri, e così nulla si è potuto conoscere dal pubblico di questa singolare e miserabile esistenza. Egli ha però, — soggiunse Dick Leslie — lasciato un testamento; tutti i suoi beni che sono immensi, vanno agli ebrei poveri della Palestina.
— A Roberto dunque è sfuggita la sua vendetta? — chiese, come trasognato, Ranieri Lambertini.
— Sì, gli è sfuggita; ed è per questo, che io temo per lui, — disse a bassa voce il detective.
— Voi dovete raggiungerlo, — gli disse subito Ranieri — raggiungerlo e tenerlo d’occhio.
— Così farò, — rispose tranquillamente l’agente di polizia. — Questa sera stessa io partirò per Londra e per Cowes: io spero di strappare a quel cimitero, a quella tomba, l’amante disperato.
— Compite quest’opera caritatevole, — disse con voce commossa il conte Ranieri Lambertini. — Io