dai mariti, dai fratelli e qualcuna, più ardita, solamente dall’amante. Nella grande sala, sulla soglia, nel suo ricchissimo abito rosso, tessuto a lama d’argento, con un lieve sorriso sulla bocca, il cui grosso labbro inferiore s’avanzava quasi in atto di spregio, inchinando appena il fiero capo alle donne, dando la mano da baciare ai cavalieri grandi di Spagna di prima classe come lei, stava Donna Anna di Medina Coeli. L’occhio grigio, dal lampo d’acciaio, simile a quello dell’aquila, rivelava l’interna soddisfazione di quell’anima fatta d’orgoglio: ella godeva, godeva senza fine nel vedere venire a lei tutti gli omaggi, tutti gli ossequi, tutte le adulazioni. Era lei la più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia. Oh poteva salire gloriosa i due scalini che facevano del suo seggiolone quasi un trono; poteva levare la testa al caldo alito dell’ambizione appagata che le soffiava in volto. Le dame