Pagina:Serao - Storia di due anime, Roma, Nuova antologia, 1904.djvu/109

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storia di due anime 107


e i minuti del possesso che lo riempivano, lui, timido, casto, ma appassionato e tenero, di una emozione profonda, la lasciavano tranquilla, corretta, disinvolta, e lontana, lontana sempre. A poco a poco, ella era diventata, in questi momenti, che Domenico Maresca rammentava, egli, con le frenesia dell’amante, ella sempre più gelida: in capo a un anno, ella aveva assunto una maniera di accogliere le tenerezze amorose di suo marito, con tale una sorpresa e, anche, con una sorpresa così seccata che, spesso, avvilito segretamente, Domenico Maresca reprimeva il suo amore. Quante volte, a sfuggire un bacio di suo marito, ella voltava la testa in là, con un atto naturale, come se fosse suo dovere di schivarlo! Quante volte ella assumeva, sin dalle prime parole, un’attitudine di donna che non vuole comprendere, a cui non piace di comprendere! Tutta una serie di gesti, di atti, di motti, ella aveva studiati, forse, nelle sue lunghe ore di solitudine, per togliersi d’attorno questo noioso amore esaltato di suo marito: tutto un piano che ella aveva formato, perchè egli non la infastidisse, piano che ella eseguiva matematicamente, con una rigidità singolare e che disperdeva ogni desiderio, ogni slancio, ogni entusiasmo di Domenico, desiderii, slanci, entusiasmi, spontanei e ingenui, destinati ad esser debellati, distrutti, dalle armi sagaci e pronte di un’avversaria, preparata alla battaglia e che aveva tutto per restar vittoriosa.

— Ella non mi ama — diceva Domenico Maresca, nei suoi più brutti momenti.