Pagina:Serao - Storia di due anime, Roma, Nuova antologia, 1904.djvu/113

Da Wikisource.

storia di due anime 111


trovare suo padre, i suoi zii, le sue zie, le cognate, le cugine, le parenti lontane. Il costume della piccola borghesia napoletana, in una austera riservatezza, non consente che le donne maritate escano, senza essere accompagnate dal loro consorte: molto più le spose. E tante di esse, coi mariti alle botteghe, ai commerci, alle industrie, agli impieghi, si rassegnano facilmente a una vita claustrale, aspettando la domenica per uscire, a messa, e ad una passeggiata, col marito. Non Anna! Senza chieder permesso, senza chieder consiglio, senza chieder parere, dalla prima settimana, ella era uscita sola, in qualunque ora del giorno, con grande mormorazione del quartiere: e a qualche rimostranza affettuosa del marito, fatta solo all’inizio di queste uscite, ella aveva rudemente risposto che non intendeva di deperire in quella brutta e deserta casa di via Donnalbina, che voleva vedere i suoi, sempre, e che li sarebbe andati a trovare ogni giorno. E i Dentale erano numerosissimi: se ne scovrivano ogni giorno di più, lo zio Casimiro, il prozio Stefano, l’arciprete Giovanni, il canonico Ottaviano, la zia Carolina, la cugina Candidella, nomi costantemente nuovi, che si accumulavano coi vecchi. Don Carluccio, chiusa la farmacia sua, rabberciato alla meglio il fallimento, per isfuggire all’accusa di bancarotta fraudolenta, si era assoggettato come giovane, da un suo parente, altro farmacista, in via Costantinopoli: ma vi lavorava poco, malcontento, impaziente, impertinente, e vi guadagnava pochissimo: la figliuola non solo lo