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nobile simulacro della Dolente, egli disse, con tono breve e asciutto, a Domenico Maresca:

— Avete fatto una bella cosa. Sono contento.

Il pittore dei santi accennò un inchino, con la testa, senza nulla rispondere. E l’altro, seccamente:

— È pronta per essere trasportata?

— Prontissima.

— Sta bene. Vi rammentate, Maresca? I miei uomini verranno a prenderla, dopodomani mattina, all’alba. V’incomoderete qui, voi stesso, a quell’ora, per darne la consegna.

— Certo.

— Scelgo quell’ora, per evitare la curiosità della gente. Le persone che io manderò, sono molto esperte e faranno l’imballaggio con rapidità. Massima rapidità, segretezza massima. È inteso?

— È inteso, signore.

— Un’altra cosa, essenziale. Oggi e domani la vostra bottega sarà chiusa, non voglio che vi entri nessun curioso, nessun indiscreto. Oggi è festa, naturalmente; ma se per domani vi dà fastidio, tener chiuso, compenserò questo fastidio.

— È inutile. Riposeremo, domani, dopo tante fatiche.

— Chi conserva la chiave di questa bottega, Maresca?

— Io.

— Voi, personalmente?

— Personalmente.

— Non vi fidate di nessuno. Promettetemi che la porterete via, questa chiave, a casa vostra, che