Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/201

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i capelli di sansone. 191

con un tappeto stinto sul pavimento, con un lettuccio stretto stretto; e la fioca stearica si agitava al passaggio nervoso del pallido scrittore.

Alla fine si decise: aprì un balconcino, e chiamò un giovanotto, un cameriere in marsina senza falde che si pavoneggiava alla porta di un’osteria, là dirimpetto; costui dovette capire, perchè attraversò subito la strada, e si ficcò nel portoncino.

“Portami da pranzo,” gli mormorò Riccardo piegandosi sulla ringhiera.

“Che ho da portare? Gnocchi al sugo? Pollo alla cacciatora? Un po’ di trippa in umido?”

“Portami gli gnocchi e il pollo, ma subito.”

“Vino e pane?”

“Sì.”

“Frutta?”

“Sì, sì.”

Riccardo rientrò chinando il capo, era il pranzo cattivo, segreto e umiliante dei giorni poveri, il pranzo da poeta bello, vanitoso e sognatore fatto in fretta nella piccola stanza in disordine, al chiarore di una stearica, scostando un calamaio dove l’inchiostro si era seccato, un volume di Baudelaire tutto macchiato di cera, una bottiglia di acqua di fieno. Dopo dieci minuti il cameriere era risalito un paio di volte taciturnamente, lasciando la porta socchiusa,