Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/276

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266 il quarto d’ora di rabelais.

magnifico, come un grande avvenimento giornalistico; e spiegava minutamente le ragioni: e faceva la critica dell’Uomo che ride, i vizi organici della sua costituzione, la fretta della fondazione, l’inopportunità della sua nascita, l’intempestività del suo ideale politico, il difetto della sua redazione più letteraria che giornalistica; e faceva l’analisi psicologica di Joanna, troppo nervoso, troppo poeta, troppo visionario, un adoratore della parola, un nemico della sostanza. E così, di mano in mano, quel frate francescano del giornalismo, quel padre guardiano della libera stampa, così grossolano di gusti e così sottile di malignità, seguitava l’autopsia di tutto il giornale, di tutti i redattori, di Paolo Stresa, superficiale, vacuo, parolaio, con pretensioni letterarie; di Bagatti, retorico, rimbombante, inconcludente; di Frati incoerente, violento, ignorante, rozzo, che sarebbe rimasto sempre allo stato di mediocre, di speranza; dei reporters che andavano a cercare in Questura delle notizie già recate da tutti i giornali; di Malgagno che copiava dal resoconto analitico le relazioni della Camera; di sè stesso che traduceva gli articoli dal francese. E sotto la lingua velenosa del frate-sbagliato, che tagliava come un paio di forbici inglesi, che addentava, che mordeva, la