Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/364

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354 una catastrofe.

poggiò al pomo del bastone. Riccardo Joanna gli fece qualche barzelletta, ma l’altro non si placò, era venuto per avere le sue millenovecento lire, non aveva voglia di scherzare, facesse il piacere di dargliele. E si faceva insolente, col cappello abbassato sopra un’orecchia, insultando i giornalisti, chiamandoli tutti bugiardi e straccioni. Riccardo Joanna faceva ancora dello spirito, ma gli occhi gli si erano intorbidati; e l’ometto calvo, dalla barbetta sudicia, continuava a sfogarsi, nulla curandosi della presenza di Antonio Amati che era sulle spine.

“Vuoi una cambiale, o strozzino?” domandò Riccardo Joanna al suo creditore, e la voce gli tremava di collera.

“E che me ne faccio?”

“Allora battiti in duello con me: ma non seccarmi più.”

Il creditore voleva aggiungere qualche cosa, ma vide che la mano di Riccardo Joanna giocherellava nervosamente attorno al calamaio di bronzo.

“Addio,” disse, “vado a vendere il mio credito al direttore del Fulmine.”

“Oh, non ha denari da comperarlo!” strillò Riccardo, ridendo, esasperato.

Quando il creditore fu uscito, egli rideva ancora: ma come se non si ricordasse più