Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/380

Da Wikisource.
370 una catastrofe.

nel suo vino: lo trovava pessimo il vino, ed era abituato oramai a non poter digerire senza l’acqua di Seltz. Si guardavano vagamente, sorridendosi, senza parlare, e nessuno dei due si occupava più del Tempo, la voluttà del pranzo li teneva. Antonio Amati divorava grissini: Riccardo Joanna non mangiava pane per paura d’ingrassare. Verso la fine del pranzo si comunicarono certe loro idee di gastronomia. Riccardo Joanna, se avesse avuto il tempo, sarebbe stato un Brillat—Savarin. Antonio Amati stava per le carni fresche e sanguigne, per le uova, per i latticini, per le frutta: Riccardo Joanna, stomaco rovinato, stava per le salse, per i pesci, per i pasticci. Ora si guardavano affettuosamente nella soddisfazione del pranzo, in quel momento di sonnolenza bonaria che precede la digestione. E Riccardo Joanna pagò un conto abbastanza forte per quell’osteria. Gli restavano un paio di lire delle otto e cinquanta.

“Andiamo in Galleria,” disse.

Camminavano a braccetto, fumando, in uno stato di beatitudine.

“Siete un buon giornalista, farete farete,” diceva Riccardo Joanna, tutto intenerito, non dando più del lei ad Antonio Amati.

“E credete?”