Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/52

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42 piccolo.

A venti passi una vocina sottile di fanciulla diede il primo grido:

I’ mazzate d’i’ Cammere, vulit’u Temp!

E il fratellino subito la ripetette, gli altri monelli la ripetettero su tutti i toni, ogni momento, correndo, correndo, gridando, diffondendosi dappertutto, pei vicoli e per le grandi strade, ai cantoni e sulle piazze, dovunque arrivava il galoppo di quei monelli, dovunque si ripercoteva l’eco di quelle vocette stridule o sonore.

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Riccardo si era annodato dietro la nuca, con molta disinvoltura, il tovagliolo bianco, per non sporcare il suo bel vestito nuovo. Seduto di fronte a suo padre, a una tavola della elegante trattoria Caffè di Europa, il piccolino non dimostrava nessuna impazienza, aspettava il pranzo con la serietà di un grande che non dà in escandescenze in pubblico.

“Hai fame?” domandò il padre, offrendogli le sardine di Nantes dell’antipasto.

“Abbastanza, ma non voglio sardine,” rispose Riccardo, con la cera disillusa del vecchio frequentatore di trattorie.

E aspettava, con un gran contegno indifferente, guardando ora un grasso signore, un agente di cambio che mangiava dei vermicelli