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iv. le novelle 781

Visconti messer Stanghelino da Palù, che, per averla trovata in flagrante adulterio, uccise la moglie con i quattro figliuoli.

Messer Stanghelino, o Stangalino, da Palù viene menzionato nelle Croniche come uno dei capitani della compagnia del conte Giovanni da Barbiano, assoldata dai fuorusciti lucchesi per marciare contro Lucca nel giugno del 13961. La storia di messer Stanghelino viene posta dal Sercambi «innel tempo che messer Bernabò signoregiava gran parte della Lumbardia», ed il capitano scopre la moglie in adulterio tornando a casa improvvisamente, «essendo alquanti mesi che [...] non era innelle suoi parti stato». Quest’ultimo particolare, anche se anticipato al tempo di messer Bernabò, morto nel 1385, ci pare contenere un’allusione alle assenze di messer Stanghelino impegnato a servire ora una parte ora l’altra, e insieme una velenosa insinuazione contro i fuorusciti lucchesi che assoldavano simili capitani. Per cui la novella ci sembra dovette esser scritta qualche anno dopo il 1396; anzi molti anni dopo, se il Sercambi sente il bisogno di insistere sulle apposizioni: «Innel tempo che messer Bernabò signoregiava gran parte della Lumbardia, era uno cavalieri suo cortigiano nomato messer Stanghelino da Palù», le quali lasciano supporre che il nome del capitano cominciava a svanire dalla memoria dei lucchesi a cui erano indirizzate le novelle.

Nella cornice della raccolta troviamo poi alcuni elementi che valgono a suffragare queste induzioni: come già rilevato dal Renier2, l’itinerario seguito dalla brigata è modellato su quello di Solino nel libro iii del Dittamondo di Fazio degli Uberti3. Questa parte del poema si

  1. Cfr. Cron., i, 322.
  2. Pref. alle Novelle inedite di G. S. cit., p. lvii, n. 1.
  3. Con una certa libertà durante il passaggio della brigata per la Toscana, della quale il S. aveva una conoscenza piú o meno diretta, mentre l’itmerario è seguito alla lettera da Roma in giù fino a Reggio, e su per la costa ionica ed adriatica, non senza esitazioni ed incongruenze. Fazio, ad esempio, menziona la città «la qual fu dieta già Partenopea» (Ditt., iii, 1, 44, e cfr. Cron., ii, 85, v. 53): S. la crede diversa da Napoli e vi dirige la brigata, procedendo verso Napoli solo tre giorni dopo, attraverso Arpi e L’Aquila. Altre incongruenze sono di ordine cronologico: il S. conduce la brigata da Firenze a Siena in due giornate, ma questo tempo è sufficiente anche per coprire il tratto da Benevento a Reggio Calabria, ed una sola giornata per il tratto di viaggio che da Squillace (Squillati) va a Taranto (che nel testo, a causa di un errore di lettura dell’autore, diventa Forati). Strano sembra poi l’itinerario che conduce la brigata da Cesena a Cervia, a Bertinoro e finalmente a Ravenna, e ancor più strano un viaggio per acqua che da Bologna porta ad una localitá chiamata Lungellino (o Lugellino) e da qui a Torre della Fossa (per l’ordine delle tappe nell’itinerario della brigata, cfr. l’indice dei nomi in questo volume alla voce viaggio). Il viaggio della brigata attraverso tutta la penisola ha la durata complessiva (se i nostri calcoli non sono errati) di centoventiquattro giorni; bisogna tuttavia tener presente che la brigata si ferma dieci giorni a Roma, cinque a Napoli e due a Bologna, e che in alcune giornate vengono narrate due, e qualche volta più, novelle.