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782 nota bio-bibliografica

trova trascritta anche nelle Croniche, inserita fra gli avvenimenti dell’anno 1398. Il Sercambi, come gli stesso dichiara, in attesa di ulteriori sviluppi degli avvenimenti, si dà a copiare quella parte del poema, cosa che fa sospettare che egli ne fosse venuto a conoscenza solo intorno a quel periodo; nessun’altra citazione dal Dittamondo si trova prima di quella data nelle Croniche, ma tutte le altre si incontrano solo in anni successivi al 1398. Lo stesso dicasi per i prestiti dal Soldanieri: nelle Croniche troviamo ben venti fra canzoni, componimenti vari o brani di componimenti appartenenti al Soldanieri: nessuno di essi si legge prima dell’anno 1398.

Esaminando poi il viaggio della brigata delle Novelle, si noterà come esso assomigli molto da vicino ad un pellegrinaggio: nelle apostrofi introduttive, l’autore si rivolge, tra gli altri, a banchieri, mercanti, pubblici magistrati, servi, giudici, monaci e monache, preti e financo re e signori di città. A meno che quelle apostrofi non si ritengano rivolte ad un uditorio immaginario e generico, bisogna pensare che tali professioni e mestieri fossero veramente rappresentati nella brigata1. È evidente inoltre il carattere moralmente esemplare delle attività della brigata: ogni sera, prima o dopo la cena, l’autore o i religiosi sono pregati di dire una moralità; secondo quanto vien detto nell’Introduzione, i sacerdoti che fanno parte della brigata sono tenuti a dir la messa quotidiana a cui deve partecipare tutta la brigata; la sera poi i religiosi devono recitare «tutte l’ore e compieta»; sembra che di sabato sia prescritta l’astinenza, anche dalle danze e canzoni; molte sono le chiese visitate lungo il viaggio (solo a Roma sono sette); prima della partenza da Lucca il preposto chiede a tutti i partecipanti una solenne promessa di castità, che viene subito fatta; il fine stesso del viaggio, poi, è, come afferma Aluisi prima di venire eletto preposto, quello «di fuggire la morte dell’anima, la quale è piú d’averne cura che lo corpo», e di «pigliare la via di Dio e’ suoi comandamenti».

Ci sembra che tutti questi caratteri e precetti siano riconducibili ad un fatto di cronaca che ebbe grande risonanza sul finire del secolo xiv e che colpì l’attenzione e l’immaginazione del Sercambi al punto da dedicare ad esso ben settanta pagine della prima parte delle Croniche: i pel-

  1. Il senso morale del racconto non solo è accennato alla fine della novella, ma viene di solito enunciato dai versi del prologo. Ciò appare in modo evidente in trentasei prologhi, ed in quindici altri si potrebbe trovare una connessione fra i versi ed il racconto. Il significato morale è poi esplicitamente annunciato dall’autore nell’apostrofe con cui di solito ha termine il prologo.