Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/287

Da Wikisource.

iv. le novelle 785

riempivano solo poche carte. L’allusione poi alle ingiurie sostenute innocentemente non si adatta ad un giovane di ventisei anni, ma piuttosto ad un uomo già maturo e navigato.

Ci sembra perciò evidente che la raccolta delle Novelle non potè essere inziata prima dell’anno 1399 o 14001. È appunto di quest’anno la decisione del Sercambi di voler porre termine alle Croniche e non procedere più oltre2. Decisione che potrebbe esser stata causata dal desiderio di dedicarsi a raccogliere le sue novelle.

Nella prima parte delle Croniche, che, come abbiamo già detto, giunge fino all’anno 1400, non si trova inclusa nessuna novella. Nella seconda parte invece egli ne include, come esempi morali indirizzati a signori e governanti, ben quattordici, dodici delle quali corrispondono ad altrettante della nostra raccolta3. Crediamo che l’esame delle varianti (incluse qui nell ’Apparato) mostri in modo inequivocabile la dipendenza della redazione delle Croniche dall’archetipo del codice Trivulziano 193. Ma quel che preme rilevare qui è che le prime quattro novelle incluse nelle Croniche (e cioè i nn. lxxiiii, cxxxim, cxxxvii e cxxxviii della nostra raccolta) sono inserite fra gli avvenimenti del biennio 1400-1401, compresi nelle prime diciotto carte del codice. Anche supponendo che le novelle fossero state aggiunte al momento della trascrizione degli appunti nel codice, non si andrebbe molto al di là del 1402-1403, dato il costume del Sercambi di mettere in bella copia il materiale raccolto nei quaderni un anno circa dopo la registrazione dei fatti narrati.

Ma è dunque possibile che il Sercambi, avendo iniziato la raccolta nel 1400, fosse giunto in due soli anni al n. cxxxvim? Possibilissimo.

  1. Sarebbe utile qui menzionare che questa nuova collocazione cronologica delle Novelle risolve un’altra questione: se il Chaucer, cioè, scrivendo i Canterbury Tales fosse a conoscenza della raccolta o del progetto del S. Cosa impossibile, dato che l’autore inglese, com’è noto, finiva di scrivere la sua raccolta nel 1385-87. Per la questione, comunque, si v.: M. Landau, Beitráge z. Gesch. d. Ital. «Novelle», Wien, Rosner, 1875, p. 47 n. 1; H. B. Hinkley, Notes on Chaucer, a Commentary on the Prolog and Six «Cant. Tales», Northampton, The Nonotuk Press, 1907, pp. 2-3; K. Young, The Plan of the «Canterbury Tales», in Annivers, Papers by Colleagues and Pupils of G. L. Kittredge, Boston, Ginn, 1913, p. 417n.; R. A. Pratt, Chaucer’s «Shipman’s Tale» and S., in «Modern Langu. Notes», lv (1940), 142-45; R. A. Pratt - K. Young, The Literary Framework of the «Cant. Tales», in Sources and Analogues of Chaucer’s «Canterbury Tales», ed. by W. A. Bryan and G. Dempster, New York, The Huinanities Press, 1958, pp. 31-32; J. Spargo, The «Shipman’s Tale», ibid., pp. 439-46.
  2. Cfr. le dichiarazioni dello stesso S., in Cron., ii, 427.
  3. Corrispondono, nell’ordine in cui appaiono nelle Cron., ai nn.: lxxiiii, cxxxixti, cxxxvii, cxxxviiii, lv, cxvi, cxviii, cxxiiii, lxi, culi, cxxxvi, xlviiii. Della redazione delle Cron. diamo tutte le varianti nell’Apparato critico che qui segue alla Nota filologica.