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786 nota bio-bibliografica

Preferiamo però credere che egli avesse già scritte molte delle novelle in forma sciolta e che in seguito, prendendo spunto ed ispirazione dalle processioni dei «Bianchi», dalla peste, dalle sue letture e dalle nuove circostanze politiche che si erano intanto verificate in Lucca, avesse deciso di raccoglierle insieme in una cornice simile a quella del Decameron. Questa supposizione troverebbe fermo appoggio nel fatto che in più di un caso egli dispone le novelle in gruppetti a seconda del loro argomento: quelle, ad esempio, attinenti alla storia romana (dal n. xli al n. l), quelle riguardanti Venezia e i suoi costumi (n. cxxv-cxxx), quelle che avevano per argomento imprese di ladri e briganti (dal n. xviii al xxiii, mentre la brigata passa per la Maremma, e dal n. lxxxiiii al n. lxxxxii mentre si attraversa l’Italia meridionale).

Vi sono però alcuni altri elementi nella struttura delle Novelle di cui va reso conto. Dei partecipanti a questo viaggio lungo la penisola conosciamo, per sua esplicita dichiarazione, solo il nome dell’autore, il Sercambi stesso. Ma chi si nasconde fra i membri della brigata?

Bisogna riconoscere intanto che questo viaggio attraverso l’Italia di una brigata che fugge la peste è certo alquanto suggestivo, e persino nel facile quanto inevitabile accostamento ad altri schemi novellistici medievali o prerinascimentali riesce a mantenere un tono di novità e di originalità. D’altro canto non si può fare a meno di consentire con quelli che, come il Di Francia1, rilevano che l’espediente di far narrare le novelle sempre dalla stessa persona risulta in una certa monotonia di ritmo, specialmente quando si ricordi la mobilità suggerita dall’alternarsi dei dieci narratori del Decameron o quella degli strani e vivaci pellegrini dei Canterbury Tales del Chaucer.

Ed infatti, i due soli personaggi delle Novelle sono l’autore ed il preposto: tutti gli altri partecipanti al viaggio rimangono assolutamente in ombra e appaiono solo attraverso la funzione che viene loro assegnata nei servizi «logistici», e mai comunque individualmente: vediamo cioè dei cantarelli o delle cantarelle che suonano o cantano o danzano allietando la brigata, dei religiosi che recitano le moralità per ammaestrare la compagnia, o i servitori che hanno l’incombenza di servire i pasti, o dei barcaioli che appaiono qualche rara volta. Per il resto l’azione è ristretta ai rapporti fra il preposto e l’autore.

All’autore incombe il ruolo di narrare le novelle, di recitare qualche volta una moralità e quello di enunciare il senso esemplare del racconto. Quest’ultimo ruolo è forse quello dove egli mostra più libertà di inizia-

  1. La novellistica (voll. 8 e 9 della «Storia dei gen. lett.»), Milano, Vallardi, 1924, i, 229.