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novella, verso il marg. destro ed in genere sull’ultima linea di essa, vi è Ex.º (=Exemplo) seguito dal numero romano progressivo che si riferisce certo alla nov. che precede. Un doppio spazio separa l’explicit di ciascuna nov. dal prologo di quella successiva. È perciò evidente che la carta mancante nel primo quinterno conteneva una nov. che doveva terminare con il frammento di ballata che precede la nov. ii, e che dunque il codice conteneva 156 novelle ed una Introduzione.

Il cod. contiene inoltre 115 componimenti o frammenti poetici, più quattro proverbi in distici. I metri rappresentati sono: canzoni, sonetti, ballate, madrigali, una caccia. Essi appaiono adespoti, ma nessuno di essi, forse, tranne l’acrostico dell’Introduzione, appartiene al Sercambi. La maggior parte delle poesie utilizzate appartiene invece al poeta fiorentino Niccolò Soldanieri, di cui il nostro testo contiene 30 delle 48 ballate conosciute, 16 delle 22 canzoni, una delle tre cacce e ben 13 dei 14 madrigali, per un totale di 60 titoli. Dato che le canzoni appaiono smembrate in strofe, i brani poetici utilizzati nei prologhi delle novelle vengono ad essere all’incirca cento. Escludendo perciò i sonetti del poeta fiorentino, nessuno dei quali viene utilizzato dal Sercambi, troviamo qui trascritto il settanta per cento della produzione poetica nota del Soldanieri.

Il T 193 rappresenta dunque una delle testimonianze più vaste della produzione del Soldanieri, seconda solo alla silloge contenuta nel cod. Laurenziano-Rediano 184. Non riusciamo però a stabilire quale fosse la fonte di cui si servi il Sercambi, poiché la nostra raccolta non combacia interamente con nessuna di quelle note: alcuni dei componimenti qui presenti mancano financo dal LR, e c’è da supporre che la ballata Ami tu, donna, me come dimostri col madrigale Io son Ballata e vegno a voi, madonna, a cui appare unita nel prologo alla nov. cxlvii, siano da attribuirsi anch’essi al Soldanieri, come notiamo nell’Apparato. Si noterà anche come la lezione offerta dal nostro codice sia in molti casi più corretta e genuina di quella dei codici fin’ora conosciuti ed utilizzati, venendo a costituire una delle fonti indirette più pregevoli per la tradizione del testo delle poesie del Soldanieri.

Il codice è certo apografo: i continui fraintesi ed errori di lettura, le espunzioni determinate da omissioni di linee o di carte (com’è appunto il caso nella nov. xv), da dittografie o da prolessi, i frequenti casi di aplografia ed omoioteleuto, i sospetti di trascrizione sotto dettatura (come ad esempio il livellamento in direzione fonematica lucchese delle sibilanti, molto oscillanti invece in altre opere del Sercambi), le lacune determinate dall’ovvio rifiuto da parte dell’amanuense stesso di con-