Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/308

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806 nota filologica

novo inganno con quello della copia inviata dal padre Luigi Baroni a Gaetano Poggiali, in che cosa precisamente consista la loro differenza1:

T


Nella città di Pisa al tempo che messer Castruccio Interminelli di lucha quella tenea come signore era ubidito Era uno jouano nomato ghirardo di Sanchasciano il quale essendosi innamorato duna jouana nomata monna felice moglie di johanni scharso E ben chel ditto gherardo fusse della ditta innamorata Madonna felice di queste cose non sera mai acorta 7 ben che alcuna volta lavesse veduto passar per la sua contrada E stando gherardo in tal maniera pensando in che modo con Madonna felicee esser potesse 7 non vedendo il modo che a lei dir potesse il suo secreto malinconoso più tempo stette Or auenne che uno cuzino di monna felice douea menar moglie a le cui nosse la ditta felice fu inuitata ghirardo che sempre colli occhi stava atento sentendo monna felice abe nosse del parente esser inuitata con honesto modo sofferse allo sposo che di seruidori auea bizogno volentieri ghirardo acetto dicendoli seruidor li trouasse ghirardo che auea auto quello volea disse jo ne trouero alcuno oreuile che vi piacera

E parlato con vno suo compagno giouano degli aglata il quale gran tempo era stato fuora di pisa cognoscere penso la sua imbasciata fare per messo di quel agliata 7 disseli jo amo una 7 fine a qui non o potuto mai a lei parlare E ora sentendo jo che a

B.


Nella città di Pisa, al tempo che messer Castruccio Interminelli in quella terra come Signore era ubidito, era uno giovano nomato Gherardo di San Casciano, il quale essendosi innamorato di una giovana nomata madonna Felice, moglie di un Giovanni Scanso. E benché il detto Gherardo fosse della detta innamorato, mad. Felice di questa cosa non si era mai accorta, benché alcuna volta l’avesse veduto dalla sua contrada passare. Stando Gherardo in tal maniera, pensando in qual modo con mad. Felice esser potesse, e non vedendo via che alla detta potesse il suo amore manifestare, più tempo si stette. Ora avvenne, che uno cugino di mad. Felice dovea menar moglie, alle cui nozze la detta Felice fu invitata. Gherardo, che sempre alla occasione stava attento, sentendo la Felice alle nozze del parente essere invitata, con onesto modo si offerse allo sposo, che di servidore avea bisogno. Esso volentieri Gherardo accettò, ordinandoli altro servitore li trovasse. Gherardo contento, avuto quello volea, disse: Io vi trovaalcun servitore, che vi piacerà. E parlato con uno suo compagno giovane delli Agliata, il quale gran tempo era stato fuora di Pisa, pensò la sua ambasciata fare per mezzo di questo Agliata, e dissegli: Io amo una donna a cui non ho potuto mai altro parlare; ora sentendo io che

  1. Diamo qui il testo di T sciogliendo solo i gruppi grafici e le abbreviazioni.