Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/320

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818 nota filologica

inficiate già dal difetto di quasi tutte le edizioni parziali: avulse dal testo nella sua interezza, la loro interpretazione doveva necessariamente assumere caratteri convenzionali, le novelle erano viste non nella loro individualità stilistica ma bensì nelle loro caratteristiche generali di lingua e di stile dedotte con criterio esclusivamente comparativo. La punteggiatura e la scansione sintattica erano casuali e determinate tutt’al più dalla volontà dell’editore di trattare il testo come un documento di lingua anomalo. Non si sa poi fino a qual punto i due editori siano stati tratti in tentazione dalla copia del Gamba, dato che, seguendo la tradizione da lui inaugurata, non si curano di dare i titoli italiani o il luogo occupato dalla novella in T. È vero che il Ghiron per primo si cura di stampare anche due prologhi, ma non si avvede che essi appartengono alle novelle successive a quelle da lui trascritte.

Veniamo infine all’edizione Renier1: più che i numerosissimi errori di lettura e di interpretazione che gli sono stati rimproverati e che non giova qui ricordare, altre sono le constatazioni che ci lasciano perplessi: prima di tutto la mancanza dei titoli italiani, così evidenti nel codice e di cui il Renier non segnala neppure l’esistenza; il fatto che egli sembra non aver veduto le iniziali miniate in nero all’inizio delle novelle e dei prologhi, negando addirittura che esse esistano; in terzo luogo, il non essersi accorto che la numerazione delle novelle da lui adottata non combaciava con quella del codice e non poteva esser considerata corretta. Come si vede, non si tratta qui di alcuni dettagli trascurati, ma di elementi così cospicui da farci rimanere imbarazzati nella ricerca di una spiegazione del fenomeno. Ci saremmo spiegate quelle mancanze qualora il Renier si fosse valso, come quasi tutti i precedenti editori del Sercambi, della copia fatta eseguire dal Gamba; ma egli dichiara, nel titolo della sua edizione come ripetutamente altrove, di aver esemplato il Trivulziano 193.

Altro elemento che ci lascia perplessi, come aveva già lasciato il Morpurgo, è la mancanza nell’edizione Renier di tutti i prologhi (che egli chiamò «intermezzi») alle novelle, che egli tralascia scusandosi col

  1. Su di essa si v. le rec. del Gaspary in «Zeitsch. f. Roman. Philol.», xiii (1889). pp. 548-56; quella di S. Morpurgo, in «Riv. crit. d. lett. ital.», vi (1890), n. 2, pp. 38-48; e quella di F. Torraca, in Nuove rassegne, Livorno, Giusti, 1895, pp. 146-54. Un ampio campionario (ma solo un campionario) degli errori di vario genere dell’ed. Renier (come di quelle precedenti direttam. o indirettam. esemplate su T) è ora offerto dall’art. di L. Rossi (Per il testo del Novell. di G. S. cit.), uscito quando il presente lavoro andava in tipografia. Ci duole dover notare, tuttavia, che neppure le rettifiche proposte dal R. sono esenti da mende.