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820 nota filologica


E qui, senza bisogno di insistere ancora enumerando tutte le mende dell’edizione Renier, non possiamo fare a meno tuttavia di rilevare che essa, poco utile allo studioso, si rivelò soprattutto come un grave impedimento alla lettura dell’autore lucchese.

L’edizione dello Sforza dell’ultima novella di T (cfr. n. ii), sebbene non esente da qualche errore di lettura data la difficoltà del codice, rappresenta il primo vero sforzo di dare una lezione genuina del testo; ma, come abbiamo osservato sopra a proposito di altre edizioni, avulso dal resto dell’intera opera, il testo della novella soggiace ai difetti comuni alle edizioni precedenti, come si può facilmente notare dalla interpunzione.

La stessa osservazione vale anche a proposito del testo prodotto da due studiosi americani, R. A. Pratt e K. Young, dell’Introduzione e di numerosi prologhi (che, seguendo il Renier, essi chiamano «intermezzi»), Quest’edizione venne suggerita dalla necessità di studiare la cornice delle Novelle sercambiane per le strane analogie che essa presenta con quella dei Canterbury Tales del Chaucer. Gli editori si sforzarono di dare, per quanto era possibile, nella sua genuinità il testo di T, limitandosi a sciogliere le abbreviazioni ed i gruppi grafici e ad interpungere. Anche qui si nota qualche errore di lettura ed i soliti errori di interpretazione, che però l’acribia degli editori rende minimi. Altrettanto si dica poi dell’edizione della nov. n. xxxii stampata dallo stesso Pratt.

L’ultimo contributo editoriale dedicato al Sercambi è la tesi di laurea del dott. Guido Beretta (n. 13), apparso quando la presente edizione, completa, era già presso l’editore. Il Beretta stampa le quattordici novelle riassunte dal Renier in appendice alla sua edizione, esemplandole su T. Si tratta di una lettura condotta ovviamente senza alcun ausilio meccanico sopra un testo, ripetiamo, di lettura molto difficile. Moltissimi sono dunque gli errori di lettura (codificati in nota o nel glossario) derivanti specialmente dalla confusione di grafemi simili, come t-c-n, r-e, l-h, e-i, e dalla difficoltà a decifrare le abbreviazioni. L’editore integra ed emenda in maniera molto incerta ed oscillante, si lascia sfuggire due linee (nov. viii e xi) e, stranamente, anche parte di qualche titolo latino (nov. viii e xi). Agli errori di lettura bisogna poi aggiungere numerosi «refusi» sfuggiti al correttore. L’editore segue decisamente la numerazione del Renier e tralascia di considerare i titoli italiani delle novelle. L’interpunzione poi, molto più corretta di quella del Renier, non tiene conto sufficiente della particolare sintassi del Sercambi. L’edizione è corredata da un commento