Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/154

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150 sermone decimoquinto.

     Di splendid’oro ornata, e dall’abbietta
     220Turba di panni laceri coperta,
     Che neghittosa a comun danno i giorni
     Lenti consuma. A povertade spesso
     Ignavia è madre; ma da rea ventura
     Nasce talvolta e maggior forza acquista,
     225A belle di virtù prove, che sacro
     Il dolor fanno e il beneficio degno.
     Forse la scuola del dolore è muta
     A cui l’ignaro volgo invidia porta?
     Oh vano giudicar, che alla corteccia
     230Bada e non cura l’intimo midollo!
Non a prezzo di facile pecunia
     Pace si compra; e se la dura inopia
     Combattere dobbiam, perchè nel sano
     Corpo la mente libera s’indonni,
     235Forse presumi cancellar dal mondo
     Ogni distinzïon, che da natura,
     Dall’umano consiglio e dall’arcano
     Ordine delle cose a noi procede?
     Finchè nell’un la vigoría prevalga
     240Dell’ingegno e degli organi, e nell’altro
     Alla ragion predomini il talento,
     Opre vedrai diverse a cui diverso
     Frutto risponderà. Dai padri ai figli
     Delle industri fatiche e dei lodati
     245Esempi si trasmettono i tesori
     In serbo posti; e che più tardi in vane
     O pazze imprese temerarie o vili
     Disperderanno immemori nipoti.
Nè rado avvien, che le turrite moli,
     250Che i secoli sfidar parean sublimi,
     Quasi nembo di polve al vento in preda,
     Dalla celeste folgore squarciate