Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/160

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156 sermone decimosesto.

     Nome e sembiante ad accusar sol resta
     155Della parte miglior la lunga offesa.
A questa di compianto altra succede
     Scena di sprezzo degna, ove del puro
     Aere si offusca il lucido sereno
     Dall’aleggiar che torbido e frequente
     160Fanno scorrette ed avide farfalle;
     Mentre di fiore in fior volando i casti
     Ne rapiscon profumi, onde schernite.
     E del nativo onor povere e ignude
     Languon le foglie sul piegato stelo.
     165Tempo fu già che ad opere gagliarde
     La balda gioventù crescea ne’ campi
     Aspri perigli a disfidare avvezza.
     E l’ardito garzon più forte in petto
     S’accendeva alle imprese alte e leggiadre
     170Quando in cor gli siedea l’immagin viva
     Dell’adorata vergine, che i primi
     Gl’infuse e gli donò sensi d’amore.
     Or nelle piume morbide si cerca
     Novella fama ai duri padri ignota,
     175Che nell’armi sudaro, ignota ai tardi
     Mansueti nepoti, a cui di pace
     Gli studi e le laudate opre fur care:
     Sì che deposta la fierezza antica
     Sorgesse a nova civiltade il mondo.
180Se agli atti guardi e ai portamenti, oh! quali
     Uomini no, ma vili femminelle,
     A noi procaccia il languido costume,
     Che di squisita gentilezza il vanto
     Usurpa e morta dalla sciocca gente.
     185Quando alla patria accresceran decoro
     E potenza ed imperio i ben provati
     Fra le tozze ed i giochi incliti figli,