Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/161

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la famiglia. 157

     Cui del trivio e de’ garruli ridotti
     La facil sapïenza e il lento giova
     190Ozio procace! Delle oneste e belle
     Donne il sorriso, già premio e conforto
     A fatti egregi, più delle sopite
     Virtù non basta ad eccitar favilla;
     Chè del volgo profano all’occhio è schiusa
     195La via che solo a voluttà conduce.
     Ed il profano volgo i riti sfugge,
     Onde s’eterna l’amorosa fiamma
     Di puro foco accesa. O più dal cieco
     Senso, che da ragion prende consiglio
     200Se pur li segua, il giovanil talento
     Piegando là dove la meta è oscura,
     Breve la gioia, il pentimento acerbo:
     O tratto sia dove trabocchi il peso
     Della bilancia, che il molt’oro libra
     205Coi titoli fastosi e cader lascia,
     Inutil pondo, i non mercati doni
     Della mente e del core; sia, che fatto
     Già pel lungo vagar fracido e stanco,
     Cerchi alle sazie voglie e al grave tedio
     210Ésca novella e refrigerio e scampo
     Negl’importuni talami, che agghiaccia
     Indifferenza, od agita il sospetto
     Cupo, discordia rea turba e contrista.
Dal funesto spettacolo la fronte
     215Imen ritorce per vergogna ed ira;
     E di sue gioie placide consola
     La schiera eletta che, rimosso il piede
     Dal lubrico sentiero in cui l’altezza
     Si toglie del salire, i vanni scioglie
     220Alla splendida cima, onde secura
     La folgore guizzar mira fra l’ombre