A servigio di pochi e a prezzo avaro,
I molti subentrâr, che a larghi rivi 335Spargono intorno il prezïoso fiume,
Che a tutti ristorar l’aride labbra
Puote di salutifera bevanda.
Più che in altra stagion fossero svolte
Rancide pergamene, ora costretti 340Gemono torchi, e al torcolier fann’ala
Di scrittori, di proti e di ministri
Schiere diverse. Chi pesta e ripesta
Entro la pila il lurido cenciame,
E in foglie sottilissime converso 345Gli offre la carta come neve bianca.
Altri il legno trasforma, il ferro, il piombo
Nei vari tipi, che raccolti in vario
Scompartimento attendono la prova
Dello strettoio. L’un piega, e trapassa 350Colla punta dell’ago, e insiem congiunge
I disciolti quaderni. Altri i volumi
Serrati e snelli del forbito cuoio
Veste, e filetta con leggiadri fregi.
Di chi merca non parlo, e delle cure 355Onde più che la zazzera del libro
Il concetto si taglia; e a voi rivolgo
Un solo detto, a voi, che gli scaffali
Mal sofferenti dell’intatto ingombro
Vantar godete con cervella vuote. 360A voi, che il leggicchiare ite alternando
Collo sbadiglio, infin che il noto sonno
Vi chiuda gli occhi dell’aprirsi indegni.
A voi, che osate di sedere a scranna,
Agli allocchi le lucciole vendendo 365Poichè spremeste la vitale essenza
Di effimeri foglietti e di libercoli,