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le lettere 357

di moralità e di psicologia letteraria, che guarda, più che all’artista, all’uomo e al contenuto dell’opera; e riesce a caratterizzarlo con formule indovinate, come quelle sul Carducci poeta della storia, sul Pascoli «poeta-puer», sul D’Annunzio, sul Martini: toscanità, sul Guerrazzi: eloquenza, e via via.

S’intende che formule e tratti generici, cavati dal contenuto, sono drammatizzati e quasi dialetticamente dedotti con una vigoria, che mostra lo scolaro del De Sanctis: scolaro fedele e al tempo stesso onestissimo, che ha saputo adattare la maniera del maestro alle facoltà della sua natura più sobria e modesta.

Ma il pregio migliore di quei saggi è nella maturità, nell’economia e nel garbo, che ne fa spesso dei bozzetti limpidi e arguti come pochi altri.

D’altronde, questo è un discorso inutile nel punto in cui il Croce si ritira dalla critica militante; e non si vede ancora come continuerà. Scriverà, cose belle e interessanti, a ogni modo; ciò può bastarci.


VI.

CRITICA LETTERARIA

Poteva parer più logico metter per titolo a questo paragrafo, Critica, semplicemente.

Il carattere primo della critica d’oggi è appunto di non avere più nè limiti nè specialità; tutto quello che è arte e pensiero e storia degli uomini, in qualunque episodio, può diventare ugualmente problema spirituale, ossia materia per una critica, che non è già fatta delle vecchie