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notizia sugli scritti di renato serra 429

seguiterò a gittare in quelle pagine articoli e recensioni, tanto per avere un mucchio di estratti da presentare nell’autunno, quando si metterà a concorso l’italiano per la scuola normale» (Ep., 229-30). (Quantunque a noi non ne sia rimasta copia, ad eccezione dello scritto sul Panzini, è dunque evidente che anche di questo studio, come di quello sul Pascoli, il Serra dovette ordinare un certo numero di estratti).

Il Serra riparla poi all’Ambrosini, nella lettera del 6 febbraio 1909, del suo lavoro beltramelliano: «Non t’ho mandato la Rom. con Ringhi-T. perchè n’è restato fuori, con altre cosette già impaginate. Se ti capita, da’ un’occhiata a un Beltramelli; un po’ secco, ma come tecnica-critica non mi dispiace» (Ep., 243). Un ultimo accenno è nelle lettere già citate (Ep., 335 e 337) all’Ambrosini (1⁰ settembre 1910) e al Lovarini (2 settembre 1910), quando scrive loro, domandando consiglio intorno al volumetto da pubblicare per invito di Prezzolini nei Quaderni della Voce; nel quale, in un primo tempo, egli pensava di includere gli scritti sul Machiavelli (di cui si parlerà per il secondo volume di questa edizione), sul Panzini, e magari un ritratto di Albertazzi, più «una nota sulla Romagna letteraria in genere, che sarebbe l’inedito, oltre appendici e pentimenti vari, da aggiungere sulle bozze» (Ep., 336). Sappiamo poi che il volumetto riuscì composto ben altrimenti. Tuttavia lo studio beltramelliano fu il secondo nel Quaderno degli Scritti critici e il secondo nel volume primo delle Opere di R. S. per cura del Prezzolini, come il secondo rimane nella presente nostra edizione.

Anche qui si riscontrano differenze tra l’originale de La Romagna e la ristampa del Quaderno e le altre due che da questo discendono. Periodi tolti o modificati, espressioni attenuate, come, press’a poco, nello scritto precedente intorno al Pascoli: effetti della revisione nuova per la edizione in volume.