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il carcere di santa maria apparente 93


Volevo piú dire e sapere, ma udii un fracasso spaventevole, un correre, gridare, percuotere, aprire le porte, scendere persone a dirotta, mazzate, urli: «Scendi cane, tu l’hai ammazzato». Io balzai a terra. Menarono nel primo trapasso un uomo, chiusero e andarono via. Il rinchiuso urlava come un furioso contro i custodi, e diceva: «Qui mi avete messo? e che sono reo di stato io, che mi mettete nel primo trapasso?» Dopo un gran tempestare di scomposte grida, non l’udii piú, e forse si addormentò. L’altro giorno quando il custode aprí la porta fra i due trapassi, un giovane popolano fe’ capolino, e mi salutò cavandosi la berretta. Andato via il custode, ei picchiò a la porta, e a traverso la porta facemmo questo dialogo. «Signore, vi chiedo perdono di quelle parole: volete fumare? Ecco qui: io ficco la cannuccia della pipa che e accesa pel buco che è nella porta, e voi potete tirare il fumo». «Ti ringrazio, ho da fumare». «Perdonatemi: ieri io era ubbriaco». «Da quanto tempo sei arrestato?» «Oh signore mio, da che son nato: da quindici anni e ne ho venticinque. Senza mamma e senza padre, fui arrestato dalla polizia e non sono uscito piú». «Sei condannato?» «Non signore: sono uscito due volte, ma senz’arte senza parte ho rubato per mangiare, e sono tornato dentro. Per non sentire la disperazione quando ho danari mi ubbriaco, e ieri venni a parola con uno che mi diede uno schiaffo, ed io gli ruppi la testa con un fiasco». «L’hai ammazzato?» «Signornò, è una ferita leggiera». «Quanti prigionieri siamo?» «Ieri eravamo duecentocinquantadue, oltre i rei di stato compagni vostri che stanno sottochiave, e che non so quanti sono. Signore, mi avete perdonato?» «Via non pensarci piú». «Vi ringrazio: e se posso servirvi in cosa, comandatemi». Io osservai mestamente che secondo l’opinione di costui i rei di stato dovevano essere trattati peggio dei ladri: sospettai da prima che fosse una spia; ma poi mi consolai a udire quelle sue parole che mi chiedevano perdono e mi rivelavano buon cuore. Povero giovane! dopo due giorni fu menato altrove.

Per lunghe ore passeggiavo nella stanza, passeggiavo per