Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/102

Da Wikisource.
96 parte terza - capitolo xxiii [382]


di una certa contrada detta la Sbarra, e poco mancò che non fu fucilato. Quando narra questo fatto egli esce di sé, spalanca gli occhi, li fissa sul muro, sovra un letto, sovra una seggiola, sovra un orinale, e scuotendo il capo e col braccio e il dito teso: «Ah, Sbarrati», dice, «santo diavolo! debbo distruggere la Sbarra! Su, portate i cannoni: io sono il generale: assalite, mi ricordo quello che hanno fatto a me». Nel 1848 fu nelle bande armate di Calabria. Una notte una banda alloggiava in un casino, stavano coricati in un grande stanzone: Francesco mezzo brillo faceva la guardia fuori. A un tratto le travi che sostenevano il pavimento dello stanzone, si piegano, si spezzano nel mezzo, e tutti uomini, armi e masserizie fanno un mucchio senza grave danno di nessuno. Sbigottisce il povero Francesco, scende giú, apre una porta per fare uscire la gente, stende le mani, tocca una cosa pelosa, dice: «Fratello, ti sei fatto male?» Poi si sente un grande sbuffo, un fiato caldo, e vede una gran faccia cornuta: «Madonna!» dice: «Il diavolo!» e fugge. Era un bove che tentava di uscire dalla stalla! Passò in Sicilia e fece a schioppettate in Messina e in Catania: andò in Palermo, e di lá fuggi a Malta. Ma senza danari, confidando nell’amnistia pe’ fatti di Sicilia, e nella sua condizione oscura, tornò, ma fu arrestato. De’ fatti di Sicilia non fu accusato, anzi non ne fu neppure interrogato: ma fu accusato di cospirare contro lo stato con un galantuomo in casa del quale egli soleva andare. Egli dice: «Io credeva che l’accusa era una chiacchiera. Cospirazione! che cosa è cospirazione? Ma aspetta la sentenza, e don Cristofaro è condannato alla prigionia, Bellantonio all’ergastolo. Vedete che giudizio di cristiani avevano i giudici! Bellantonio era piú di don Cristofaro. Sapete chi è Bellantonio? E piú di Poerio, il quale fu condannato a 24 anni, e Bellantonio all’ergastolo». «Ma tu che cosa volevi quando pigliasti le armi?» «I diritti miei». «E che cosa sono i diritti tuoi?» «La giustizia».

Io non saprei dire se è peccato o vergogna, ma forse è l’una cosa e l’altra, l’aver mandato all’ergastolo un povero giovane fornaio. Ha imparato qui a leggere e scrivere, e gli