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gran savi che ti spaccano le piú belle e tonde sentenze come se fosser melloni, e te le mostrano tenendole alte fra le mani, e gridando: «Ecco il senno, ecco il vero». Sapete che cosa è il vero? Il vero è quel punto, quel corpo, che non si sa se sia scuro o luminoso, mobile o immobile, se esista o non esista, intorno al quale dicono gli astronomi che giri il sole del nostro sistema planetario, e gli altri soli che sono negli spazi interminabili dell’universo. Io l’ho cercato, e non l’ho trovato: io l’ho amato e son rimasto deluso e addolorato. Foss’egli il dolore? foss’egli la morte? Oh! dovrò saperlo una volta.

Che cosa ho scritto? Io nol so, né voglio rileggerlo, so che sto male assai, e che una cupa malinconia mi fa aborrire me stesso e tutte le cose gli uomini che mi stanno intorno. Capisco che sono ammalato: che questa stizza, che quest’ira bestiale e sciocca mi passerá fra pochi dí: ma finché dura, so io che sento dentro, e che scuri pensieri mi si attraversano biechi per la mente!