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[495] dichiarazione di luigi settembrini 209


sendo ultimamente rimasto voto un posto con 80 ducati il mese, hanno abolito il posto, e diviso tra loro i danari. Io ho gridato ma inutilmente; onde inutilmente starei in uffizio, inutilmente proporrei quello che è utile ed onesto. Io so che è dovere di buon cittadino di servire la patria anche affrontando l’infamia, ma io sono inutile perché si vuole che io sia inutile. Onde io rinunzio non per puntiglio, per superbia, o per moda, ma perché la coscienza e l’onore me lo comandano, perché voglio la cosa e non il soldo, e non vendo l’onore e la coscienza né per 120 ducati il mese, né per tutto l’oro che cava dalle sue miniere l’imperatore delle Russie. Tornerò ai miei studi, tornerò a dettar lezioni di lettere italiane e latine ai cari alunni miei; educherò questa gioventú che ha bisogno massimamente di educazione, tornerò al mio pacifico e desiderato nulla, e pregherò Dio che dia senno a coloro che reggono la mia patria. Quando sará frenata questa licenza scostumatissima; quando gli uffizi saranno non cresciuti ma diminuiti, e si daranno ad uomini non di colore ma di sapore, cioè onesti e meritevoli; quando i ministri si persuaderanno che dando un uffizio non danno roba loro, ma sangue e lagrime di una nazione sventurata che ora vorrebbe respirare dopo tante miserie; quando si vorrá far davvero ed istruire questo popolo ed educarlo, allora la patria se pur vuole, mi chiami, ed io son pronto a sacrificarle la mia pace, i miei studi, la mia vita, la vita ancora de’ miei figliuoli.

 Napoli, 13 maggio 1848.

Luigi Settembrini.

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - ii. 14