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[497] al signor presidente ecc. 211


Chi non lo conosce e non vuole conoscerlo, abbia di lui qualunque opinione; ma la gran corte che deve giudicarlo, deve conoscerlo bene, e non seguire le pazze opinioni del volgo vestito di vari colori che odia ed ama senza ragione.

In febbraio 1848 quando non si leggevano che sozze ed ingiuriose stampe, egli fu il primo che scrivendo una Lettera ai Ministri (18 febbraio) disse parole non sozze né ingiuriose, biasimò i soprusi e le pretensioni, raccomandò l’ordine e la giustizia, disse cose approvate dai saggi. Comparve il giornaletto intitolato il Mondo vecchio ed il mondo nuovo, ed essendone creduto egli l’autore, fu odiato dagli offesi, fu minacciato di battiture e di morte. Comparvero altri giornali, e ne fu creduto anche egli uno dei compilatori. Invano il 18 marzo egli faceva stampare nel giornale il Lume a gas (ed il numero del giornale è nel processo) una lettera nella quale smentiva queste accuse: invano il 6 settembre 1848 faceva pubblicare nella Libertá Italiana una protesta con cui dichiarava di non scrivere, non avere mai scritto, non volere scrivere alcun giornale. O non fu creduto, o non fu letto. Questa fama disgraziatamente era confermata da taluni, i quali profittando del suo nome lo mettevano in ogni cosa: se stampavano il prospetto di un nuovo giornale, dicevano il Settembrini uno dei compilatori: se stabilivano un circolo, dicevano il Settembrini uno dei fondatori. Si confuse l’uomo onesto e franco con l’arrabbiato e mordace. Onde il volgo, sempre bestiale e superlativo, lo credette un uomo pericoloso, un agitatore, un rivoluzionario. Tristi tempi in cui l’uomo onesto deve sforzarsi a dimostrare la sua onestá!

La cagione di questa fama non giova indagarla, né i giudici devono cercarla. Ma per conoscere come essa è esagerata e falsa, per vedere quali erano le idee e i sentimenti del Settembrini, in tempi che egli non poteva nasconderli, si legga il suo Discorso su lo scopo civile della letteratura, l’Elogio del marchese Basilio Puoti, l’Elogio di Giuseppe Marcarelli: nei quali egli ha consigliato rispetto alle leggi, alla religione, al principe, ai magistrati, a tutti, non ha detto se non quello che è virtuoso e santo. Quegli scritti son suoi, da quelli giudicatelo. E giudicatelo ancora dalle sue azioni; le quali egli non ricorda perché sono pubbliche e note, sono azioni di un uomo onesto che non ha mai venduta la coscienza, che non ha mai preteso alcuna cosa, che ha sempre detto il vero dignitosamente. Ora il Settembrini, che