Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/218

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fece quegli scritti, è accusato come autore di un proclama furioso e pieno di orrori: Settembrini che non ha fama di balordo, avrebbe confidato il suo segreto ad un malvagio ignorante. Settembrini che ha sempre predicato virtú ed è vissuto sempre onoratamente, avrebbe approvato un disegno di morte: Settembrini, che ha patito molte sventure, che neppur conosce i circoli e quelle adunanze segrete o pubbliche, lecite in quel tempo (come egli dimostrerá con la testimonianza stessa degli agenti del governo che intervenivano nei circoli), il Settembrini è accusato come settario, dipinto come un malvagio. Egli è fieramente ed ingiustamente odiato: e chi l’odiava spingeva ad accusarlo un uomo, che egli proverá essere agente di polizia salariato, un uomo di quelli che per dieci carlini si prestano a tutte le voglie, sono testimoni in ogni processo, un uomo infame a cui un giudice non può né deve aggiustar fede. E chi l’odiava vedendo che non poteva perderlo sicuramente, lo avvolgeva nel processo del 16 settembre.

Questo processo tessuto con intrighi, vendette, suggestioni, illegalitá, è falso come l’anima di Giuda, 1. perché fatto in una fortezza, luogo non dipendente dall’autoritá civile; 2. perché fatto (e sará provato) alla presenza del prefetto Peccheneda, autoritá che la legge non riconosce nell’istruzione, e, nella causa, parte offesa; 3. perché fatto da piú stolte e crudeli sevizie. Dappoiché si proverá che tra gl’imputati chi fu tenuto a pane ed acqua cinque giorni, e spaventato da verghe immollate per batterlo: chi ebbe le mani e i piedi legati per piú giorni, slegata solo una mano quando doveva cibarsi; a chi fu mostrata una palla di cannone per legargliela al collo e gettarlo a mare; a chi furono fatti vedere i soldati schierati e pronti a fucilarlo; a chi strappata la barba a pelo a pelo tra ingiurie, schiaffi, sputi in faccia; a tutti rasa la barba ed i capelli; a chi arrestata la moglie e tenuta cinque giorni in segreta nella fortezza; a chi dopo vari tormenti dato a bere un grande bicchiere di vino prima dell’interrogatorio; a chi interrogato dal comandante fu obbligato rispondere in iscritto. Queste cose giá dette in parte nel costituto degl’imputati, i quali hanno solennemente dichiarato che le loro parole furono suggerite, queste cose si proveranno, si stamperanno, si leggeranno in ogni paese.

Ad uomini cosí stranamente seviziati si è fatto dichiarare di avere inteso dal Giordano e dal Sessa che il Settembrini era uno dei capi della setta, e che in prigione egli cospirava, ed in luglio