Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/219

Da Wikisource.
[497] al signor presidente ecc. 213


approvava un disegno di morte. Giordano e Sessa sono assenti: ma il Giordano, su cui cadevano tanti sospetti, chiamato molte volte dalla polizia, poi arrestato, con nuovo esempio di mansuetudine fu liberato dopo quindici giorni, pochi dí innanzi il 16 settembre, ed infine senza alcuna molestia uscí dal regno. Come la polizia spiegherá questa sua insolita bontá verso il Giordano? O essa macchinò, o essa provocò quel fatto col mezzo de’ suoi agenti che ingannarono pochi stolti, ai quali co’ tormenti si fece nominare il Settembrini ed altri piú odiati. Eppure il Settembrini in carcere non vide altre persone che quelle della sua famiglia, come dimostrerá dalle note fatte dal custode di chi veniva e di chi era chiamato: eppure in luglio per la riforma avvenuta nel ministero, e per le voci sparse, egli con tutti gli altri, credeva e sperava un’amnistia. Or se anche coloro che lo accusano per avere inteso non si fossero disdetti, basterebbe il semplice buon senso per vedere che chi spera amnistia non cospira, che le cospirazioni nel carcere sono scellerate macchinazioni della polizia. E come la polizia abbia inventata questa, come l’abbia condotta, chi sia stato il suo agente, tutto si dirá nella difesa se sará necessario.

Infine il Settembrini non crede che gli possa nuocere l’accusa data dal procurator generale di detenzione di stampe vietate, perché in questo non è reato. Fu trovato tra le sue carte una stampacci intitolata l’Eremita fra Giovanni, nella quale si parla ingiuriosamente delle persone reali. Questa carta non poteva essere approvata dal Settembrini né per la materia, che è sciocca, né per lo stile che è barbaro; né come documento storico che è una declamazione bestiale. Egli dunque non poteva stimarla, non poteva usarla, e chi lo conosce afferma che doveva disprezzarla. La teneva gettata, dimenticata; la teneva come molte persone oneste terranno ancora di quelle stampe disoneste: come tutti tengono il giornale il Tempo, nel quale leggesi quel velenosissimo proclama attribuito al Petruccelli, ed intanto non è delitto tenere il Tempo. Non v’è delitto senza volontá di delinquere; ed egli non poteva aver volontá di serbar questa carta sciocca; della quale la gran corte fará quel conto che si fa delle cose sciocche.

Il Settembrini spera che la corte troverá buone queste ragioni, e si persuaderá che egli non è né capo setta, né autor di proclami. Se egli sará giudicato con la legge e con la libera coscienza del magistrato, questa carta basterá a chiarire come egli