Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/254

Da Wikisource.
248 appendici [534]


noi abbiamo mentito». E qui io considero come intatta la dichiarazione del Margherita, il quale si è interamente disdetto nel costituto, confessando che fu costretto a sottoscrivere ogni carta dalle minacce, dagli apparati dei tormenti, dalle lusinghe e dalle promesse che gli faceva l’istruttore. Del suo costituto non voglio giovarmi punto, accetto le dichiarazioni come stanno. Il signor Silvestri che è stato l’ingegnosissimo architetto di questo processo, dal quale ha ritratto grande lode e maggiore uffizio, si contenta anche egli di questa dichiarazione, la quale è monca, e piena di lacune: ed anch’egli non dimanda niente di quello che era importante dimandare. Imperocché nessuno si persuade che tra agosto e settembre il Margherita conosce il Sessa, che lo presenta a Giordano, e questi gli dice: «O sii settario con me, o vattene»; e che in sí breve tempo divenne intimo di ambedue e fu ascritto alla setta: o il tempo sará stato piú lungo, o ci sará stata qualche altra persona per mezzo, e la cosa sará andata altrimenti. E questo ascrivere che cosa significa? fu forse notato il nome in un libro? diede giuramento? Margherita tace: il commessario non glielo dimanda: non gli dimanda neppure che cosa fece da ottobre 1848 a marzo 1849 spazio di cinque mesi. In marzo ha il diploma, ma le istruzioni della setta l’ha avute? il giuramento l’ha prestato? come poteva avere il diploma senza essere settario? come si può essere settario senza giuramento, senza conoscere le regole della setta? Niente di questo gli dimanda l’istruttore. Il quale udendo parlar della setta, avendone lette le istruzioni, che la polizia giá aveva avute, doveva pur dire al Margherita: «Ma questo comitato centrale che cosa è? Nelle istruzioni non c’è questa parola. Confondete voi i nomi, o questo comitato è un’altra cosa?» Non voglio dire che avrebbe dovuto dimandargli quando e dove il Giordano ed il Sessa gli avevan parlato di questo comitato, e dei suoi pretesi membri; ma per Dio! il Margherita confessa che è stato due volte arrestato e il commessario non gli dimanda perché. Questo perché viene detto dopo dieci giorni, il 21 ottobre, e dal prefetto, ed un perché freddo; come vagabondo; ma non si è detto perché fu tenuto da luglio a tutto agosto in carcere e poi mandato in Siracusa. Ma sia pure qualunque la causa della nessuna curiositá con cui fu fatto questo interrogatorio, il commessario dovette certamente rileggerlo, e rileggendolo doveva non contentarsene, richiamare il Margherita e fargli mille altre dimande. Niente affatto: la cosa, come tutte