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che il principe diede e giurò una costituzione, io sono stato sempre costituzionale.

3. In marzo 1848 si radunarono in casa del Poerio parecchi uomini ragguardevoli per discutere la nomina di un nuovo ministero; e fra gli altri v’intervenne il conte del Balzo, marito della regina madre, ed il capitano Carrascosa. Il dimani per commissione del Poerio io dovetti parlar lungamente col conte, e di gravi affari. Chiedeva alla corte d’interrogare il conte, per sapere che moderate parole gli dissi, che giusti e santi sentimenti gli manifestai. La corte ha deciso di non incommodare il conte, ed ha rigettata la posizione.

4. Il 13 maggio 1848 io rinunziai al mio ufficio perché abborrivo dalle intemperanze del tempo. Chiedeva si interrogassero testimoni, e si cercasse dal ministero una copia della mia rinunzia: la corte ha rigettata la posizione.

5. In giugno 1848 durante la rivoluzione di Calabria per consiglio ed autoritá di alcuni amici, scrissi, e fu stampato, un manifesto agli elettori per persuaderli ad intervenir nei collegi: e questo era aiutare e secondare il governo. La gran corte ha rigettata la posizione.

6. Il Bozzelli proponeva al re di darmi in pensione un terzo del soldo; ed io in una lettera lo ringraziava, e lo pregava di ringraziare il re, e rifiutava ogni dono. Interrogate il Bozzelli, fatevi dare una copia di quella lettera. La gran corte ha rigettata la posizione.

Eppure con questi fatti io voleva offerire ai giudici una pruova morale che chi opera e scrive a questo modo non può essere un arrabbiato settario, non può cospirare contro la vita del principe, non può consigliare né comandare assassinii. Inutilmente.

7. Luciano Margherita diceva aver inteso dire che in mia casa si radunava un alto consiglio o comitato settario, che era composto di una buona dozzina di persone: il procurator generale nel suo atto di accusa ritiene questo fatto. Io voleva provare che in mia casa non aveva né poteva avere riunioni, e chiedeva si dimandassero i vicini, il padron di casa, gli abitanti nel medesimo palazzo se avesser mai veduto venire in mia casa o uscire altre persone che giovani studenti. Non poteva, perché dovendo dar pane alla mia famiglia tirava una pesantissima carretta di faccende. Faceva il conto sulle dita pel tempo che aveva e diceva: «Il tal giorno all’ora tale io faceva la tale lezione che durava tante ore;