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[593] seconda difesa di luigi settembrini 307


nuove, io predicava ai giovani temperanza, moderazione, amore della religione, rispetto alle leggi ed al principe. Non sono assertive queste, ma son pruove che stanno nei miei scritti che sono pubblici, ed ognuno può leggerli. Io poi mi sarei subito mutato, avrei rinnegata la mia vita, i miei scritti, le mie opinioni, le mie azioni, e mentre tutta Europa tornava all’ordine, mentre centomila soldati nostri formavano un grande e fiorito esercito, io avrei dichiarato guerra all’Europa, avrei voluto ridurre gli uomini sozzi beccai e spietati carnefici, a scannarsi l’un l’altro, e spandere sul nostro paese i furori bestiali di una guerra civile. Signori, signori, non offendiamo la logica perché offendiamo Dio.

Ma in nome di Dio mi si dica chi altro che il Iervolino ha inteso parlare di tale proclama? Dove si è trovato affisso? Donde è stato defisso? Quale pruova è in processo che abbia avuta quella pubblicitá che la legge esige come requisito necessario per stabilire il pericolo di tali stampe? Da soli questi estremi legalmente assodati, secondo le norme dell’articolo 140, voi avreste potuto, o giudici, desumere d’esservi stata quella «provocazione diretta agli abitanti del regno a commettere alcuno dei reati preveduti nell’articolo 123 e seguenti LL. PP.».

Insomma la polizia sa che circola un proclama, e che il Iervolino ne aveva notizia; chiama costui il quale ne presenta quattro copie, e dice: «ieri me le ha date il Settembrini». La polizia stessa quasi non gli crede, e solo dopo 17 giorni mi arresta. Vengono il Vellucci ed il Margherita dopo 4 mesi, e dicono:« Abbiamo inteso che questo proclama era stato composto dal Settembrini». Ecco il fonte dell’accusa; ecco perché si vuole che io sia impiccato per la gola, come un cospiratore che tentava di rovesciare il trono. Non c’è altro che un’assertiva, ed una voce vaga: un aver inteso e nulla piú.

Se l’assertiva di un denunziante salariato ed una voce vaga, avranno piú peso che queste ragioni vive e forti, avranno piú fede che le azioni, gli scritti, i sentimenti, e trentotto anni di vita onesta, nel mio pericolo io vedo i pericoli di tutti gli uomini onesti, anche de’ piú fedeli e provati amici del trono e del principe, perché un’assertiva di un denunziante pagato ed un si dice può mandarlo alla forca.


Ora toccherò gli ultimi fatti della pretesa cospirazione, cioè i pochi cartelli manoscritti affissi nelle notti degli 8 e 16 settembre,