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Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/377

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Sonetti del 1830 65

cialissima, e difficile a definire. Vale, a un di presso, tutte queste cose insieme: “Capite?! Lo vedete?! Ne volete di più?!„ Ironicamente, dicono anche: A vvoi! annàtesce a bbeve (andateci a bere).]      22 Ironia di quattro soli. Si pretende che questo fatto sia realmente accaduto così.


LI CATTIVI UGÙRI.1

1.

     So’ le corna d’Aronne!2 De sti fatti
Tu nu’ ne sai nemmanco mezza messa.3
Lo vòi4 sapé pperché a Lluscìa l’ostessa
J’hanno arubbato tutt’e ttre li gatti?

     Lo vòi sapé pperch’ha ddu’ fijji matti?
Perché ha pperza5 cór prete la scommessa?
Perché er curiale pe’ ’na callalessa6
J’ha maggnato la dota a ttutti patti?

     Lo vòi sapé pperché jj’è mmorto l’oste?
Perché ll’antra7 ostaria de zi’ Pasquale
J’è arivata a llevà ttutte le poste?8

     È pperché un anno fa, dde carnovale,
Ner connì9 ll’inzalata e ll’ova toste,10
Svorticò11 la luscerna e sverzò12 er zale.13

10 settembre 1830.


  1. Auguri. [L’autografo porta scritto di mano dell’autore: Sonetti tre. Ma non se n’è trovati che due.]
  2. Sono etc.: Frase di opposizione all’altrui sentimento.
  3. [Non ne sai quasi nulla.]
  4. Vuoi.
  5. Perduta.
  6. [Per una calda-a-lesso: per una ballotta]: per un nonnulla.
  7. L’altra.
  8. [Tutti gli avventori.]
  9. Nel condire.
  10. [Sode.]
  11. Rovesciò.
  12. Versò.
  13. [Unico rimedio, in questo terribile caso del sale versato, è di buttarsene subito un pizzico dietro le spalle!]